Progetto Matrioska

Le Stanze del Sé

Avatar utente

da Elisa Favilli

Docente

0

25 novembre. Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Dentro una storia esiste sempre una nuova storia che prende forma, dentro un vissuto, un momento di ascolto, un filo rosso teso dove si possono appendere milioni di scatti con cui raccontare istanti con cui catturare infiniti osservatori.
Grazie all’Associazione culturale le Stanze del sé anche quest’anno la scuola Leonardo da Vinci di San Pietro in Palazzi ha partecipato al Progetto Matrioska ideato e promosso dall’Associazione culturale Le Stanze del Sé. 
Tutto nasce da una serie di storie scritte da Silvia Mascagni. Storie dove da un vissuto di una donna nasce e prende forma il racconto di una nuova figura femminile. Idealmente racconti-contenitore che fisicamente e simbolicamente si ispirano all’immagine delle matrioske, le bambole di legno simbolo della cultura russa nate tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Se lo scorso anno la donna – matrioska ci raccontava del suo bisogno di fuggire da una storia di violenza domestica quest’anno, dalla matrioska contenuta al suo interno la sopraffazione si è fatta, grazie al lavoro magistrale di Viviana Russo, a misura di bambina raccontandoci la miseria e la costrizione di cosa si prova ad indossare un abito da sposa alla tenera età di 12 anni.
Finito il tempo dell’ascolto ai ragazzi delle classi 2H, 1I, 2I, 3I, 1G, 2G, 3G, 1M, 2M e 3M è stato chiesto di realizzare un abito di carta con l’antica tecnica degli origami, successivamente il compito è diventato più complesso e riflessivo chiedendo loro di progettare un abito da sposa e di realizzarlo all’interno di un volume di una vecchia enciclopedia. L’obiettivo era di affidare a quest’ultimo il compito di descrivere simbolicamente il loro racconto personale, di dare una forma tridimensionale ad un oggetto la cui materia avesse il compito di raccontare attraverso la frivolezza, trine, merletti e lustrini, il dolore, reti e corde, come la realtà distorta di dichiarare negli specchi rotti e nell’assenza dei corpi minuti ed inesistenti che questi abiti- modelli negli spazi angusti delle pagine purtroppo ancora oggi rappresentano.
Oltre alla realizzazione materiale dei singoli elaborati è importante sottolineare il lavoro progettuale con cui ogni alunno-alunna ha garantito singolarmente e coralmente la realizzazione del vestito. Sono nate storie, sono nate riflessioni e spesso molti ragazzi hanno svolto ricerche e portato “fili” di informazioni che hanno permesso di accorciare distanze di una cronaca che purtroppo svela giorno dopo giorno che la violenza è sempre più dietro la parete di casa.
Domenica 26 novembre, le nostre piccole realizzazioni hanno accompagnato Matrioska nel Comune di Bibbona, nel Progetto Libero dalla Violenza 2023, diventando parte integrante della mostra Nelle Stanze di Matrioska ospitate nel Comune Vecchio.

 

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma

Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana).

Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).

Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).

Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette).

Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).

Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue.

Ti diranno che era giusto, che ero da sola.

Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.

Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria.

Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo.

Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto.

Ti ricorderai di me, mamma, saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne 

che urleranno il mio nome.

Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai.

Ma, per carità, non legare mia sorella.

Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti.

Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia.

Sono loro, saranno sempre loro.

Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.

Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me.

Combatti perché possano urlare più forte di me.

Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io.

Mamma, non piangere le mie ceneri.

Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.

Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

Cristina Torre Càceres

 

 

Elisa Favilli